Un ballon d’essai, una notizia indefinita e prematura, destinata al fallimento, quella che dopo il voto di oggi sul Regolamento sulle Reti Transeuropee dà per certo l’ok dell’Europa al “ponte sullo Stretto di Messina” e l’arrivo di finanziamenti. Entrambe le notizie sono fake news.
E’ vero che per la prima, dopo il voto, la parola “ponte” è stata inserita nello Scandinanvian Mediterranean Corridor: Villa San Giovanni – Messina motorway, passanger’s rail line, freight rail line, ma chiunque dica che l’Europa è pronta ad avallare e metter sul tavolo i soldi per il progetto definitivo elaborato dalla concessionaria, Stretto di Messina SpA e dal general contractor Eurolink sta abusando della credulità e dell’intelligenza degli/delle italiani/e.
Questo sostengono Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, MAN e WWF e dai comitati cittadini messinesi (Associazione “Invece del ponte” e “No Ponte Capo Peloro”) che hanno intenzione di fare aprire gli occhi alla Commissione Europea.
Associazioni e Comitati, invitano il Ministro Salvini e i leghisti “europei”, che lo hanno redatto, a rileggersi lo stesso emendamento proposto dalla Lega all’elenco delle TEN-T, in cui viene detto chiaramente che il ponte è “un’idea in corso di studio”. Finalmente un po’ di onestà intellettuale. Quindi siamo ancora lontani da un progetto definitivo e si riconosce chesi sta arrancando nel tentare di definirlo.
A novembre scorso il Ministro per gli Affari Europei, Fitto, si è sperticato con la Commissione Europea dicendo che tutto era pronto e bollato. Niente di vero, siamo ancora fermi ad oggi – dal 2003 – si badi bene a valutare un cd progetto definitivo su cui La Commissione Tecnica VIA (CTVIA) del Ministero dell’Ambiente e della Transizione Energetica ha presentato 240 richieste di integrazione e su cui associazioni e comitati hanno prodotto 534 pagine di Osservazioni. PD definitivo di 12 anni fa (oltre il 95% degli elaborati sono del 2011-2012) che Eurolink ha potuto ripresentare solo perché il Governo in carica gli ha riaffidato senza gara l’incarico di fare la progettazione definitiva, esecutiva e la realizzazione del ponte.
Nelle 240 richieste di integrazione della CTVIA si riscontra che mancano o sono omesse molte parti importanti, solo per citare argomenti fondamentali: Analisi Costi Benefici; cantierizzazioni; Gestione delle materie e quindi delle terre e rocce da scavo; scenari di rischio aggiornati e non sono state approfondite le condizioni di pericolosità da maremoto nello Stretto di Messina; il quadro di caratterizzazione della qualità dell’aria e la modellistica adottata è ferma al 2011-2012; le previsioni sull’impatto acustico in superficie non sono aggiornate; i dati di traffico non sono aggiornati; non sono individuati i corsi d’acqua superficiali caratterizzati da notevole portata e da considerevole trasporto solido, sul lato Sicilia si chiedono informazioni sulle opere che interessano direttamente e indirettamente i laghi di Ganzirri e Faro e il canale Margi sul lato Sicilia e, sul lato Calabria, non sono valutati gli impatti sulla pericolosità dei corsi d’acqua.
In 534 pagine delle loro Osservazioni, che su richiesta del Ministero dovranno essere considerate dai proponenti il cd PD, associazioni e comitati dimostrano come quello presentato nell’ambito della procedura di VIA (aperta il 14 marzo e chiusa il 13 aprile) non si possa considerare un progetto definitivo secondo le norme europee e nazionali e come nello Studio di Impatto Ambientale e nello Studio di Incidenza Ambientale presentati da SdM SpA e da Eurolink manchi la descrizione dei reali impatti dell’opera e non sia stata nemmeno svolta la Valutazione Ambientale Strategica su un’area come quella dello Stretto di Messina di primaria importanza naturalistica e paesaggistica nel Mediterraneo.
La commissaria europea ai Trasporti Valean ha dichiarato interesse agli sviluppi e ha commentato l’impegno del Ministro Salvini, con una certa empatia: “abbiamo visto che è molto dedicato a questo progetto”. Cox, coordinatore della Rete Transeuropea del Corridoio Mediterraneo Scandinavo ha detto, poi, che al massimo l’Europa potrà coprire il 50% degli studi di preparazione del progetto, una goccia nel mare dei finanziamenti alle Reti transeuropee (RTE).
Per far avanzare un progetto, in Europa bisogna che: sia sostenuto da un piano economico-finanziario; sia “maturo”, cioè ad un grado di definizione apprezzabile e valutabile; sia sostenibile dal punto di vista ambientale. Il cosiddetto PD dei proponenti non soddisfa alcune di questi requisiti. E associazioni e comitati stanno informando e informeranno anche l’Europa., prima che la Commissione Europea dia anche solo una piccola mancia al Ministro “molto dedicato” ad un progetto fallimentare dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale.