Il tanto atteso avvio dei lavori per il Ponte sullo Stretto di Messina, previsto per venerdì 20 dicembre, potrebbe non avverarsi come pianificato.
L’annuncio della “prima pietra” è stato posticipato a causa di un’azione legale in corso, che sta sollevando dubbi legati alla legalità dell’intero progetto.
Aura Notarianni, avvocato che rappresenta i 104 cittadini firmatari dell’azione inibitoria contro la Stretto di Messina Spa, ha chiarito che la posa della prima pietra non avverrà fino a quando non si risolveranno le questioni legali pendenti.
Questa azione inibitoria è stata presentata presso il Tribunale delle Imprese di Roma per richiedere la cessazione immediata delle attività relative al Ponte sullo Stretto, incluse quelle che potrebbero compromettere i diritti e gli interessi collettivi dei cittadini. In particolare, si contesta l’avvio della fase esecutiva del progetto, che avrebbe dovuto partire dopo la firma di un atto aggiuntivo da parte del contraente generale Eurolink e l’inizio della procedura di esproprio delle aree necessarie per la costruzione.
L’udienza fissata per il 9 giugno 2025 davanti alla Corte d’Appello di Roma potrebbe essere decisiva per l’esito dell’azione legale. In quella data, Eurolink sarà chiamata a rinunciare alle azioni legali contro lo Stato italiano e contro la Stretto di Messina, e solo successivamente potrà firmare atti che comportino oneri finanziari. Questo potrebbe impedire l’assegnazione di lavori e lo sviluppo dell’intero progetto fino a quando la questione legale non sarà risolta.
Il tribunale non ha ancora preso una decisione sulla richiesta di inibitoria, che è stata discussa l’8 novembre scorso. L’esito potrebbe favorire i ricorrenti, facendo bloccare ogni attività relativa al progetto, oppure potrebbe essere rigettato, permettendo così alla Stretto di Messina Spa di continuare con i lavori. Un’altra opzione sul tavolo è una possibile remissione alla Corte Costituzionale per valutare l’incostituzionalità del decreto che regola la realizzazione del ponte.
Se la causa avesse successo, gli atti necessari per la conclusione della conferenza dei servizi e per l’approvazione del progetto definitivo verrebbero bloccati. Questo impedirà al Cipess (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile) di dare il via libera alla progettazione esecutiva e alla realizzazione dell’opera.
Nel contesto di questo procedimento legale, un altro ricorso sta per essere notificato. Il 19 dicembre, infatti, le associazioni ambientaliste presenteranno un ricorso contro la commissione che ha autorizzato il progetto, contestando la valutazione dell’incidenza ambientale, una fase cruciale del processo autorizzativo.
Il futuro del Ponte sullo Stretto, quindi, rimane incerto. Mentre alcuni sostengono fermamente la realizzazione dell’opera, altri contestano l’impatto ambientale e legale, creando un clima di incertezza che potrebbe rallentare ulteriormente il progetto e mettere a rischio la sua realizzazione. La decisione finale sui lavori potrebbe dipendere non solo dalle valutazioni dei tribunali, ma anche dalle politiche legate alla sostenibilità ambientale e alle procedure costituzionali.