Ponte sullo Stretto – “Non sappiamo dove andremo – racconta Manuela Scarcella, residente da sempre a Capo Peloro, estrema punta nord-orientale della Sicilia, parte del comune di Messina, intervistata da Collettività–CGIL. Ci saranno tantissimi espropriati e il trasferimento sarà difficoltoso per tutti. Io vivo nella mia casa da vent’anni con la mia famiglia. È assurdo che ora, a questa età, mi tocchi accollarmi un mutuo per comprarne un’altra, una cosa che i sacrifici di mio padre mi avevano permesso di evitare. E la mia non è una villa: a differenza di quello che si dice, qui ci sono solo case normali, costruite da persone normali, con anni di sacrifici e lavoro quotidiano”.
Un’incertezza che dura da vent’anni
Gli espropriati del Ponte sullo Stretto convivono da due decenni con questa minaccia, un’incertezza che ritorna periodicamente e li costringe a vivere in un costante stato di preoccupazione. “Le nostre vite sono in balia di questo progetto – continua Manuela –. Non sappiamo cosa ci riserva il futuro. Messina stessa rischia di essere devastata: 35 cantieri trasformeranno la città in un caos ingestibile, insostenibile per una viabilità già fragile e precaria”.
Proteste e opposizioni in corso
Nel frattempo, proseguono le mobilitazioni contro un’infrastruttura che molti ritengono inutile, dannosa e troppo costosa. Alcuni eurodeputati dell’opposizione hanno organizzato un flashmob a Strasburgo, chiedendo alla Commissione europea di negare la deroga necessaria per superare i vincoli che vietano la costruzione in aree protette.
Anche la giustizia amministrativa è intervenuta: il TAR del Lazio ha accolto il ricorso dei comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni contro il via libera del ministero dell’Ambiente al progetto. Sono stati presentati nuovi documenti che evidenziano i potenziali danni ambientali dell’opera.
In Parlamento, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e quello dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, hanno risposto a interrogazioni che denunciavano il mancato coinvolgimento di enti terzi, come l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia o il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nella validazione del progetto.
Un territorio a rischio sradicamento
“Le problematiche legate al Ponte sullo Stretto sono tante, ma ce n’è una particolarmente grave – spiega Mariella Valbruzzi, del Comitato No Ponte Capo Peloro –. Il progetto attuale afferma che l’area scelta per l’opera è poco abitata. Ma che immagini hanno guardato? In realtà, ci sono molte case e famiglie, e non si sa dove potranno andare. Senza considerare il legame con il territorio: Torre Faro è un borgo marinaro storico, dove le famiglie vivono da generazioni. Costringerle a lasciare tutto significherebbe provocare uno sradicamento totale”.