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Ponte sullo Stretto: Costruire solo le infrastrutture del progetto, senza ponte! Perchè no?

La questione del “Ponte sullo Stretto di Messina”, negli ultimi anni è al centro del dibattito pubblico italiano generando un acceso confronto, non solo nelle aule del Parlamento, ma anche tra la popolazione. Tuttavia, è fondamentale considerare che lo sviluppo infrastrutturale della Sicilia e della Calabria non è necessariamente vincolato alla realizzazione di questo mega-progetto, ovvero il ponte.

La costruzione del ponte sullo stretto richiederebbe ingenti investimenti economici e tempi di realizzazione molto lunghi, senza ombra di dubbio, con un impatto significativo sul bilancio pubblico. Inoltre, l’opera avrebbe un impatto ambientale non indifferente, in particolare sulla flora e sulla fauna dello Stretto, e porterà un’alterazione degli equilibri ecologici di una zona particolarmente delicata, come lo stretto di Messina, che potrebbe diventare Patrimonio Unesco per la sua bellezza e unicità.

Non da meno, forse troppo sottovalutato dalla società Stretto di Messina S.p.A., e non solo, la zona dello Stretto è ad alto rischio sismico, e la costruzione di un’opera così imponente potrebbe presentare notevoli sfide ingegneristiche e rischi in caso di eventi sismici. Addirittura alcune dichiarazioni dell’ad della stretto di Messina, Pietro Ciucci, che ribadisce “che i piloni di ancoraggio sulla sponda calabra non ricadono sulla faglia attiva”. E cosa cambierebbe se fosse il contrario? Metro più, metro meno.

Quali sono le alternative senza Ponte

Come da progetto definitivo, in linea generale, dar vita allo sviluppo delle ferrovie da Salerno a Reggio Calabria con l’AV. Un’altra possibilità è quella di potenziare la rete ferroviaria esistente in Sicilia, migliorando la velocità e la frequenza dei treni. Questo richiederebbe investimenti per l’elettrificazione delle linee, il rinnovo dei binari e l’acquisto di nuovi rotabili.
Altra necessaria, le infrastrutture intermodali, una soluzione integrata potrebbe prevedere lo sviluppo di infrastrutture intermodali, che permettano di combinare diverse modalità di trasporto (ferrovia, strada, mare) per ottimizzare i flussi logistici nelle due regioni interessate.
Altro aspetto positivo, il potenziamento dei collegamenti marittimi, come sta avvenendo già negli ultimi anni, con le nuove navi di Bluferries – RFI, un’opzione valida e fattibile, ovvero, investire nel potenziamento dei collegamenti marittimi sia per il trasporto di passeggeri che di merci, sia nel pubblico che nel privato. Questo comporterebbe l’acquisto di nuove navi più veloci ed efficienti, l’ampliamento dei porti e l’ottimizzazione delle tratte.

È fondamentale investire nello sviluppo delle infrastrutture locali, come strade, ponti e gallerie, oltre a migliorare la mobilità interna alle due regioni e ridurre l’isolamento di alcune zone, oltre che si valorizzano i territori. Forse nei palazzi è già deciso che il Mezzogiorno deve restare indietro. E questo non è accettabile, soprattutto senza un’alternativa al ponte!

Quali sono i vantaggi di queste alternative?

Le alternative al Ponte offrono una maggiore flessibilità, permettendo di adattare le infrastrutture alle esigenze del territorio e ai cambiamenti economici e sociali.
Queste soluzioni, con le opportune modifiche, hanno un impatto ambientale minore rispetto alla costruzione di un ponte, e gli investimenti necessari per realizzare queste alternative e fabbisogni sono inferiori rispetto a quelli richiesti per la mega-opera.

Conclusioni

È fondamentale considerare che lo sviluppo infrastrutturale della Sicilia e della Calabria può essere perseguito anche attraverso altre soluzioni, che possono rivelarsi più sostenibili, economicamente vantaggiose e flessibili, manca la volontà a far crescere un sud senza un ponte dei danari!

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