Il reparto di oncologia dell’ospedale di Melito Porto Salvo (RC), un presidio sanitario fondamentale in Calabria, si trova in una situazione drammatica: mancano i farmaci per trattare i pazienti oncologici, e i malati vengono rimandati a casa.
Mentre la sanità calabrese, e anche quella siciliana è al collasso, i fondi europei destinati allo sviluppo regionale continuano a fluire verso i pseudo progetti della Società Stretto di Messina S.p.A. una realtà che, con progetti “campati in aria”, come il mai realizzato ponte sullo Stretto, riceve risorse che avrebbero potuto colmare il divario sanitario con il Nord Italia.
Lo scandalo ha raggiunto proporzioni inaccettabili e richiede risposte urgenti.
Pazienti oncologici senza farmaci: un dramma quotidiano
A Melito Porto Salvo, come in molti ospedali calabresi e siciliani, la situazione sanitaria è ormai insostenibile. I pazienti oncologici, che necessitano di terapie regolari e salvavita, vengono rimandati a casa per la mancanza di farmaci essenziali. La triste realtà è che per molti di loro ogni giorno perso rappresenta una possibilità in meno di guarigione. La carenza di risorse nella sanità pubblica meridionale sta letteralmente decidendo il destino di centinaia di malati.
Questa crisi non è nuova, ma oggi è diventata più grave a causa di una cronica insufficienza di finanziamenti, di disorganizzazione e di una gestione sanitaria che non riesce a far fronte ai bisogni dei cittadini. Ospedali in condizioni fatiscenti, reparti senza personale, e mancanza di medicinali sono solo alcuni dei sintomi di un sistema ormai al limite del collasso.
Il “carrozzone” della Società Stretto di Messina: fondi europei destinati a progetti “fantasma”
Negli ultimi anni, oltre due miliardi di euro, fondi europei che avrebbero dovuto migliorare le infrastrutture e i servizi essenziali, sono stati “prenotati” dalla Società Stretto di Messina. Questo ente, originariamente creato per la progettazione del ponte sullo Stretto, è diventato un “carrozzone” che alimenta progetti difficilmente realizzabili e piani ingegneristici dai costi elevatissimi, ma essenzialmente privi di reale utilità per i cittadini.
Invece di essere destinati al miglioramento delle infrastrutture sanitarie e alla formazione di personale medico, questi fondi sono stati deviati per sostenere una struttura burocratica che continua a drenare risorse senza alcun riscontro pratico. È qui che la responsabilità ricade su coloro che hanno scelto di destinare questi fondi alla Società, a discapito dei bisogni primari di salute e benessere della popolazione.
La responsabilità dei governi regionali: scelte politiche a discapito dei cittadini
Le scelte dei presidenti delle regioni Calabria e Sicilia, che hanno deciso di destinare parte dei fondi per cofinanziare la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, suscitano sdegno tra i cittadini e i rappresentanti locali.
Questi fondi, pensati per ridurre il divario economico e infrastrutturale con le regioni settentrionali, avrebbero potuto trasformare radicalmente la sanità meridionale. Con i due miliardi già “saccheggiati”, si sarebbe potuto sviluppare un sistema sanitario regionale in grado di garantire cure adeguate e moderne, al pari di quelle disponibili in Lombardia.
È una scelta che evidenzia un distacco profondo dalle esigenze del territorio e dalla sofferenza di chi ogni giorno lotta per la propria vita in un sistema che non gli garantisce nemmeno i medicinali necessari.
Un appello alla giustizia: perché nessuno ferma questo scandalo?
La situazione ha portato molti a domandarsi perché le istituzioni non intervengano. Le indagini sul destino di questi fondi e sulle speculazioni che ruotano attorno alla Società Stretto di Messina non sono mai state portate fino in fondo, lasciando campo libero a chi specula e sfrutta il sistema senza rispondere delle proprie azioni.
I cittadini delle regioni colpite, afflitti da questa emergenza sanitaria, si chiedono cosa si aspetti a intervenire e fermare questo sistema di sprechi e speculazioni. Si tratta di risorse pubbliche, destinate a migliorare la qualità della vita di chi, oggi, muore per l’avidità di pochi. È giunto il momento di chiedere giustizia per chi soffre e di fermare questo scandalo inaccettabile.
La Calabria e la Sicilia meritano una sanità al pari delle altre regioni d’Italia, una sanità che rispetti i diritti e la dignità delle persone!