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«Il Sud sta vivendo una stagione di crescita» Piantedosi a Il Mattino

Piantedosi: «Il Governo punta sul Mezzogiorno con investimenti sul piano delle infrastrutture e dello sviluppo economico. Il Sud sta vivendo una stagione di crescita», lo ha detto il Ministro dell’Interno al quotidiano Il Mattino.

Il ministro affronta i temi dello sviluppo nel Mezzogiorno e della sicurezza nelle aree urbane, delineando inoltre le azioni messe in campo per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dei fondi del Pnrr.

L’intervista – di Lorenzo Calò

Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sicurezza e controllo del territorio sono fattori prioritari nell’azione del governo: quale lo scenario nelle grandi città e in particolare nel Mezzogiorno anche alla luce del recente provvedimento che stanzia 19 milioni di euro per la videosorveglianza urbana?
«I sistemi di videosorveglianza rappresentano uno dei tasselli di una più ampia strategia per la sicurezza nelle città: l’utilizzo di queste tecnologie consente di aumentare in maniera significativa il numero degli autori dei reati che vengono scoperti. Proprio per questo contiamo di reperire ulteriori risorse da destinare ai progetti di altre amministrazioni che finora non abbiamo potuto finanziare. Ovviamente, questa strategia si compone anche di altre iniziative, come le operazioni ad alto impatto e più in generale tutte quelle tese a incrementare le risorse operative nei luoghi a maggiore frequentazione».

Quali sono i dati su Napoli?
«Nella sola città di Napoli, dall’inizio dello scorso anno, sono state effettuate 240 operazioni ad alto impatto, con l’impiego di oltre 10mila unità delle Forze di polizia. Sono state controllate circa 170mila persone, 184 arrestate e più di 2mila denunciate. L’azione di contrasto della diffusione delle armi da fuoco, anche tra i giovanissimi, ne ha portato al sequestro di oltre 950. Nel capoluogo campano sono stati aperti sei nuovi presidi di Polizia negli ospedali, di cui tre negli ultimi sei mesi. Per affrontare la criminalità minorile è stata anche dedicata attenzione alla dispersione scolastica con l’adozione di nuovi strumenti di vigilanza. Nel corso dell’ultimo anno, nei 92 comuni dell’area metropolitana, sono state 3.340 le segnalazioni di mancata frequenza, 2.119 gli ammonimenti ai genitori da parte dei sindaci e 727 le segnalazioni trasmesse all’autorità giudiziaria».

La gestione dei fondi Pnrr legati alle grandi opere rappresenta però un’occasione “ghiotta” per la criminalità, con un elevato rischio soprattutto al Sud. Quali misure di prevenzione sono state adottate e quali pericoli reali ancora permangono?
«L’ingente flusso di risorse sui territori accentua il rischio di infiltrazioni a causa della vocazione sempre più “imprenditoriale” delle organizzazioni mafiose che mutano velocemente interessi e modalità di azione. Per tale motivo abbiamo rafforzato tutte le iniziative a protezione degli investimenti pubblici. Lo abbiamo fatto potenziando la Banca dati nazionale antimafia e rafforzando i Gruppi interforze che operano presso le Prefetture. Stiamo lavorando insieme alla Procura antimafia e antiterrorismo».

L’attenzione del Viminale è sempre molto elevata sul pericolo di “mala gestio” nelle amministrazioni pubbliche. Dopo il caso Bari, commissione di accesso anche a Caserta mentre recenti inchieste della magistratura hanno evidenziato ipotesi di infiltrazioni criminali (clan Contini) anche in strutture sanitarie a Napoli. Gli attuali strumenti di prevenzione sono efficaci o andrebbe migliorato il meccanismo di controllo sugli enti pubblici?
«Le norme ci sono e consentono già adeguate forme di controllo. Va sempre tenuto presente che gli interventi su istituzioni democraticamente elette vanno sempre ponderati con attenzione e proporzionalità. I mutati interessi delle organizzazioni criminali si esprimono anche con tentativi di condizionamento delle amministrazioni pubbliche che dobbiamo essere in grado di intercettare tempestivamente e contrastare con interventi incisivi e mirati».

Il modello Caivano è un format replicabile anche in altre realtà del Sud? E quali?
«La consapevolezza di un più generalizzato problema delle periferie su tutto il territorio nazionale si è concretizzata proprio con il cosiddetto ‘decreto Caivano’ che ha previsto l’istituzione di uno specifico Osservatorio che opera presso il Viminale. Tale iniziativa ha fatto seguito a direttive già in precedenza emanate ai prefetti per segnalare le aree critiche sulle quali intervenire rispetto a situazioni di marginalità e degrado. Sono queste le basi su cui potranno svilupparsi gli intendimenti del governo di estendere il modello di intervento che abbiamo sperimentato a Caivano e che riguarda non solo il contrasto dei fenomeni criminali ma, ancor prima, azioni per fronteggiare il disagio sociale, offrendo ai giovani dei punti di riferimento che in alcune realtà mancano».

L’attuale scenario internazionale con le crisi Russia-Ucraina, Medio Oriente e Canale di Suez ha fatto salire la tensione in relazione a una possibile ripresa di atti terroristici. Qual è la situazione attuale e che ruolo gioca l’Italia?
«L’acuirsi di ogni conflitto internazionale porta con sé il rischio di ripercussioni sulla sicurezza interna. Finora siamo riusciti a far fronte efficacemente alla minaccia terroristica. Ciò anche grazie all’attento monitoraggio da parte delle Forze di polizia e del comparto di intelligence che ha portato ad aumentare il numero delle espulsioni dal territorio nazionale di soggetti a rischio di radicalizzazione o estremismo terroristico: 82 dal 7 ottobre dello scorso anno. Manteniamo alta l’attenzione senza cedere ad allarmismi».

L’impegno del governo sugli aumenti retributivi contrattuali per le forze dell’ordine è stato ritenuto insufficiente da alcuni sindacati. Si poteva fare (dare) di più?
«Per la dedizione e la professionalità che esprimono, gli operatori delle Forze di polizia meriterebbero sempre qualcosa di più. Tuttavia le risorse messe in campo dal governo non sono affatto insufficienti e di questo è stato dato atto anche dalla maggioranza dei sindacati rappresentativi delle stesse. Il tavolo contrattuale avviato dal ministro Zangrillo prevede di chiudere l’accordo al più presto possibile, già alla ripresa dopo la pausa estiva».

Gli sbarchi illegali sono diminuiti del 60% grazie anche alle intese politico-diplomatiche con alcuni Paesi africani, in particolare Costa d’Avorio, Tunisia e Libia. Se questa strategia del dialogo sta funzionando, è da considerarsi a medio-lungo termine? E a che punto è l’operazione trasferimenti in Albania?
«Le intese politico-diplomatiche sono fondamentali per contrastare e debellare il traffico di esseri umani. I risultati che stiamo ottenendo sono la diretta conseguenza di efficaci intese di carattere tecnico-operativo, inserite in un più ampio contesto di collaborazione con i Paesi di transito e partenza che il presidente del Consiglio Meloni ha posto al primo punto dell’agenda politica di governo. La realizzazione dei centri in Albania è solo una, pur importante, tra le iniziative che fanno parte di questa strategia a cui, è sempre bene ricordarlo, guardano con attenzione la maggior parte dei Paesi europei. Nelle prossime settimane, al completamento dei lavori di realizzazione delle infrastrutture, saremo pronti a effettuare i primi trasferimenti».

Con il Piano Mattei l’Italia è ritornata protagonista nei rapporti con l’Africa in una nuova visione di sviluppo e sicurezza comune. Quali le opportunità per il Mezzogiorno in questo scenario?
«Il governo punta sul Mezzogiorno con investimenti sul piano delle infrastrutture e dello sviluppo economico. I dati macroeconomici confermano che il Sud sta vivendo una stagione di crescita. Investire sul nord Africa – come sta facendo l’Italia portando su questa strada anche l’Ue – costituisce una grande opportunità per il Sud che, anche solo per collocazione geografica, può rappresentare un diretto interlocutore di questi Paesi».

II G7 con la ministeriale del prossimo ottobre a Mirabella Eclano e in Irpinia è uno degli obiettivi su cui da ministro lei si è molto impegnato. Quali saranno i punti di forza dell’organizzazione e quanto ha inciso il fattore “campanilistico” nella scelta?
«Ammetto che le mie origini irpine hanno inciso sul piano affettivo. Ma, proprio per la mia personale conoscenza delle potenzialità di questo territorio, sia culturali che logistiche, sono certo che il G7 rappresenterà una importante occasione per contribuire a dare una buona immagine del nostro Paese. Mirabella Eclano e più in generale l’Irpinia hanno grandi tradizioni culturali e storiche. Lo testimonia, tra l’altro, il fatto che sono terre attraversate dall’Appia Antica, di recente dichiarata patrimonio dell’umanità. Ritengo che, come tutte le aree interne del nostro Paese, debbano essere rilanciate e valorizzate».

Infine, ancora sul G7: uno dei punti qualificanti in agenda è la sicurezza globale contro gli attacchi informatici, la criminalità economico-finanziaria e il rischio di azioni ostili contro impianti strategici nel settore energia. In questo contesto si iscrivono anche i recenti protocolli d’intesa sottoscritti dal Viminale con Enel e Snam. Qual è l’obiettivo che l’Italia punta a raggiungere con il summit?
«Anche la collaborazione con i grandi player economici e industriali è fondamentale per contrastare le azioni sempre più insidiose dei gruppi criminali. I temi a cui si riferisce sono oggetto di particolare attenzione di specifiche e competenti articolazioni del Ministero dell’Interno, che recentemente abbiamo ulteriormente rafforzato anche verso un miglioramento della capacità di analisi strategica. Al G7 vogliamo rinsaldare la cooperazione con i nostri partner mondiali e rafforzare le risposte globali contro il crimine anche sotto questi aspetti».