Il ponte sullo stretto di Messina è un’opera di collegamento stabile fra la Sicilia e la penisola italiana che rappresenta un’infrastruttura prioritaria e di preminente interesse nazionale; essa è, infatti, strategica per il completamento delle reti transeuropee di trasporto e si inserisce nel tracciato del Corridoio multimodale Scandinavo-Mediterraneo; tutto questo servirà poco ai cittadini delle due sponde che si affacciano sullo stretto, dei comuni di Villa San Giovanni e Messina. Ma perchè?
Senza mettere in dubbio la progettazione del ponte sullo stretto di Messina, che certamente non è stata stilata da pericolosi sovversivi, ma, un ponte, potrà essere vantaggioso per il privato che investe, soltanto con una crescita del PIL intorno al 3% annuo, invece qui, col ponte sullo stretto, siamo a -2.5% annuo (2014), con gli aumeneti di capitale, approvati dal governo Meloni, siamo scesi ancora di più; la matematica non è un’opinione. Già questo la dice lunga.
I grandi collegamenti nei grandi paesi funzionano, o meglio, gli stati, ci rimettono denaro pubblico. Per fare un esempio, il collegamento Danimarca-Svezia, due paesi con un PIL migliore del nostro, perdono circa 1/3 rispetto a quello che ci si aspettava, infatti, saranno i due stati a rimetterci i soldi, soldi pubblici.
Rimetterci in che senso? Partiamo dal punto di partenza, naturalmente qualcuno deve guadagnarci, oltre a calcolare le spese di manutenzione e tutte le problematiche legate agli eventi metereologici, oltre ai venti da mettere in conto la famosa”Lupa”, una fitta nebbia che nasce in determinate condizioni nello stretto che, probabilmente, questi eventi, non permetteranno, l’attraversamento del ponte, diminuendo così anche gli introiti.
Per non perdere denaro l’unica cosa da fare è aumentare il costo del pedaggio, sennò, in caso contrario, lo Stato ed il privato non avranno vantaggi. Questo sistema vizioso, aumenterà, a lungo termine, le ricadute negative sui cittadini italiani, con un aumento delle tasse.
Perchè il ponte sullo stretto non servirà ai cittadini di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Messina
Il ponte sullo stretto di Messina non potrà servire ai cittadini delle città che si affacciano sullo stretto. Per esempio, chi vive a Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Messina, mai prenderà il ponte, perchè dovrebbe uscire dalla propria città, farsi mezz’ora di macchina per imboccarsi sul ponte, che, ovviamente, non è in città, e, rientrando nell’altra sponda, sarà sempre fuori dalla città, allungando smisuratamente i tempi di percorrenza, sottovalutati, ultimamente, dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini. Sono circa 15000 i pendolari che non useranno mai il ponte, perchè faranno prima ad imbarcarsi sui mezzi veloci o sui traghetti, che, addirittura, il ministro, vorrà eliminare.
Il deficit del settore turistico albeghiero
Centinaia le strutture ricettive alberghiere, soprattutto nei mesi estivi, presenti nel territorio delle due città dello stretto, Messina e Villa San Giovanni. Delle strutture che, negli anni che avverrà la costruzione del ponte, resteranno chiuse, forse per sempre, ricadendo nel cerchio degli espropri. L’unica soluzione sarà, forse, non ci ha pensato nessuno, farli assumere come manovalanza per la costruzione del ponte. Chi si occuperà del loro futuro?
Fonti
Web e geologo Mario Tozzi, Dottore di Ricerca in Scienze della Terra (PhD), è attualmente Primo Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria); autore di decine di pubblicazioni scientifiche su riviste italiane e internazionali, di guide geologiche e di dispense per i corsi universitari. “Laureato illustre” de La Sapienza ad honorem nel 2019.