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Il Ponte sullo Stretto appeso a un filo: la vendita di Eurolink nel mirino del Governo

Dubbi sulla valutazione economica e procedure di vendita. Il futuro del progetto infrastrutturale sempre più incerto

Il progetto del “Ponte sullo Stretto di Messina”, un’opera infrastrutturale che da decenni divide l’opinione pubblica e la politica italiana, sembra destinato a rimanere al centro del dibattito. Ancora prima di gettare la prima pietra, il governo ha già avviato una complessa partita a scacchi che coinvolge affari, politica e interessi economici di grandi dimensioni.

La decisione di rilanciare il progetto del Ponte, un’idea cara a Silvio Berlusconi e fortemente sostenuta dal ministro Matteo Salvini, è stata accompagnata dalla vendita del “ramo d’azienda” di Condotte, società in amministrazione straordinaria, alla famiglia Mainetti. Quest’ultima operazione includeva anche la cessione della partecipazione in Eurolink del 15%, poi accordata il 29 marzo e conclusa a luglio, suscitando fin da subito perplessità.

Il governo italiano ha espresso dubbi sulla convenienza economica dell’accordo, ritenendo che la cessione di Condotte e Eurolink non sia stata valorizzata adeguatamente. In particolare, sono state sollevate perplessità sulla mancanza di una gara d’appalto e sul prezzo di vendita.

Diverse perizie, tra cui quella redatta da Mazzei il 17 giugno 2024, hanno stimato un valore di mercato per la quota di Eurolink superiore a quello effettivamente pagato dalla famiglia Mainetti. In particolare, la perizia Mazzei ha stimato in 21,5 milioni di euro il valore della quota di Eurolink, mentre Mainetti l’avrebbe acquisita per una cifra inferiore.

Nel frattempo, il colosso delle infrastrutture WeBuild ha siglato un accordo per acquisire una quota rilevante di Eurolink, a condizione che il governo desse il via libera al progetto del Ponte e che la vendita alla famiglia Mainetti fosse confermata. Tuttavia, le incertezze legate all’annullamento della cessione stanno mettendo a rischio questa operazione.

Un elemento che alimenta ulteriormente i dubbi è la valutazione della posizione di Eurolink effettuata dai commissari il 3 ottobre 2023. Tale valutazione, datata 10 febbraio 2021, non avrebbe tenuto conto delle successive discussioni sul Ponte e delle potenziali ricadute sulla partecipazione di Eurolink.

La vicenda Eurolink

Il governo, dopo aver inizialmente approvato la vendita, ha iniziato a nutrire dubbi sulla convenienza dell’operazione, ritenendo di non aver valorizzato adeguatamente il patrimonio di Condotte e la partecipazione in Eurolink. Perizie e valutazioni economiche sono state commissionate per verificare se il prezzo di vendita fosse congruo. I risultati di queste analisi sembrano confermare le perplessità del governo.
Un altro punto controverso riguarda l’assenza di una gara d’appalto per la vendita della partecipazione in Eurolink. Nel frattempo, il colosso delle infrastrutture WeBuild, ha già siglato un accordo per acquisire una quota di Eurolink.

Il ricorso al TAR e l’autotutela

Uno degli attori coinvolti nella vicenda, ha presentato un ricorso al TAR, contestando l’istruttoria condotta e chiedendo l’annullamento della procedura di cessione. Nel suo ricorso, datato 29 settembre 2023, Bruno parla di “istruttoria postuma” e sottolinea la necessità di verificare in modo più approfondito il processo di cessione.

Parallelamente, il governo sta valutando la possibilità di annullare in autotutela la cessione, una procedura che consentirebbe di revocare la decisione senza dover attendere l’esito del ricorso al TAR. La notizia riportata da il Fattoquotidiano.