Search
Close this search box.
Categorie
News

Il 2025 l’anno del Ponte sullo Stretto, ma restano dei nodi da sciogliere

Tra ostacoli normativi, costi da chiarire e ricorsi, la maxi-opera resta appesa ad un filo

Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per il Ponte sullo Stretto, l’ambiziosa infrastruttura destinata a collegare Sicilia e Calabria. Tuttavia, una serie di questioni tecniche, ambientali e legali continua a sollevare dubbi sulla realizzazione del progetto nei tempi previsti.

I punti critici: dall’Europa al Cipess

Uno dei principali nodi da sciogliere riguarda la necessità di un eventuale passaggio preliminare in Commissione europea, che potrebbe rallentare il via libera da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (Cipess). La procedura potrebbe infatti richiedere autorizzazioni straordinarie per la tutela delle aree naturali protette interessate dal progetto.

Elio Conti Nibali, membro dell’associazione ambientalista Invece del Ponte, ha dichiarato all’agenzia ANSA, come “alcuni particolari non abbiano permesso al governo di approvare il progetto entro il 2024”. Tra questi, il parere negativo della commissione Via-Vas del Ministero dell’Ambiente riguardo alla Valutazione di Incidenza Appropriata (Livello II) per diversi siti di interesse comunitario:

  • Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina dello Stretto (ZPS ITA030042)
  • Costa Viola (ZPS IT9350300)
  • Fondali da Punta Pezzo a Capo dell’Armi (ZSC IT9350172)

Secondo la commissione, non essendoci alternative praticabili per tutelare queste aree, è stata necessaria una Valutazione di Livello III, che prevede la definizione di misure di compensazione ambientale. Per attuarle, sarebbe richiesta un’autorizzazione in deroga da parte della Commissione europea, aprendo così un potenziale fronte di confronto con Bruxelles.

Il ricorso al TAR e il nodo legale

Un ulteriore ostacolo alla tempistica è rappresentato dal ricorso congiunto presentato dal Comune di Villa San Giovanni e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria al TAR del Lazio. Il ricorso, il cui esame è previsto per il 14 gennaio, solleva dubbi sulla regolarità del progetto in relazione a norme ambientali e urbanistiche locali.

La posizione di Stretto di Messina: nessuna incoerenza

Di fronte alle polemiche, la società Stretto di Messina ha replicato con fermezza, sostenendo che il progetto è pienamente conforme al quadro normativo italiano ed europeo. “Non ci sono incongruenze con le norme ambientali, né saranno necessarie deroghe europee”, si legge in una nota ufficiale.

La società ha precisato che la Commissione Via-Vas ha già espresso un parere favorevole, subordinandolo a 62 prescrizioni tecniche:

  • 60 prescrizioni saranno rispettate in fase di approvazione del progetto esecutivo.
  • 2 prescrizioni saranno ottemperate successivamente, durante la fase operativa del ponte.

“Le richieste di approfondimento sono già state in larga misura programmate”, ha aggiunto Stretto di Messina, ribadendo la volontà di rispettare le tempistiche previste.

I costi del progetto: quando i dettagli?

Altro tema caldo è quello dei costi complessivi della maxi-opera. Ad oggi, non sono ancora stati resi pubblici i dettagli finanziari del progetto definitivo, alimentando speculazioni e preoccupazioni. “È fondamentale che i cittadini abbiano piena trasparenza sui costi e sull’impatto economico del ponte”, ha dichiarato Conti Nibali.

Il calendario: tappe e possibili ritardi

La roadmap per il Ponte sullo Stretto prevede la definizione del progetto esecutivo entro la metà del 2025 e l’inizio dei lavori nel 2026. Tuttavia, con le incognite legali e ambientali ancora in sospeso, non si escludono slittamenti.

Mentre l’Italia guarda al futuro, il Ponte sullo Stretto continua a dividere opinioni e a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, tra speranze di sviluppo e timori per l’ambiente. Riuscirà il 2025 a segnare una svolta decisiva?