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Disastro “Ponte sullo Stretto”, l’ARPACAL: “Indagini ambientali incomplete (solo il 16%), e assenza di autorizzazioni”. Le contro-osservazioni

Sussistono gravi carenze nel progetto sulla corretta applicazione delle normative ambientali nella gestione dei materiali da scavo

L’Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria), ha presentato le proprie contro-osservazioni alla relazione di risposta alle richieste di integrazione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), presentata dalla Società Stretto di Messina S.p.A. in merito al progetto del “Ponte sullo Stretto”.

Il documento fornisce un’analisi dettagliata, in particolare, si focalizza sulle integrazioni progettuali presentate dalla Società Stretto di Messina e sulle modalità di gestione delle terre e rocce da scavo. Di preciso, sono le contro-osservazioni in riposta alle integrazioni presentate dalla Società Stretto di Messina su richiesta del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), pubblicate mediante avviso al pubblico del 13 settembre 2024. Le contro-osservazioni sono state inviate dall’Agenzia al Ministero entro i termini prescritti, 30 giorni (11 Ottobre 2024), nonostante la mole degli elaborati presentati dal proponente.

Sintesi delle Osservazioni di Arpacal sul progetto del “Ponte sullo Stretto”

Incompatibilità del trattamento delle terre da scavo

In particolare l’Arpacal, solleva dubbi sulla compatibilità del trattamento a calce di 400.000 mc di terre da scavo con la normativa vigente, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato n. 48/2022; pur citando le medesime “Linee Guida”, ha ritenuto che “la normativa tuttora vigente non consente il reimpiego dei terreni a seguito di processi di stabilizzazione a calce o cemento”, in quanto attività non compresa tra le normali pratiche industriali di cui all’Allegato 3 al DPR 120/17 (a differenza di quanto era esplicitamente previsto dall’abrogato DM n. 161/2012).
In sintesi, l’Arpacal contesta la possibilità di riutilizzare le terre e rocce da scavo trattate a calce per la costruzione, in quanto tale pratica non è esplicitamente consentita dalla normativa vigente, e lamenta inoltre, l’assenza di un documento unico che risponda in modo puntuale a tutte le osservazioni iniziali, rendendo complessa la valutazione dell’intero progetto.

Requisiti difformi

Relativamente ai requisiti di qualità ambientale delle terre e rocce da scavo da gestire in regime di sottoprodotto, l’Arpacal ha anche rilevato le seguenti difformità rispetto alle previsioni del DPR 120/2017:
Le indagini ambientali necessarie a caratterizzare i materiali da scavo risultano ancora in fase di esecuzione.
In particolare il proponente, la Stretto di Messina S.p.A., prevede il completamento delle indagini in corso d’opera, precisando di aver effettuato solo il 16% dei campionamenti previsti, senza investigare le profondità previste dal progetto ma raccogliendo solo campioni relativi agli strati superficiali, e adducendo motivazioni generiche e non esaustive (es. proprietario non presente), in evidente contrasto con l’Allegato 9 al DPR dove è previsto che “la caratterizzazione ambientale può essere eseguita in corso d’opera solo nel caso in cui sia comprovata l’impossibilità di eseguire un’indagine ambientale propedeutica alla realizzazione dell’opera da cui deriva la produzione delle terre e rocce da scavo”.

Indagini obsolete

Secondo l’Arpacal, e indagini già condotte e risalenti al 2010 non possono essere considerate significative ai fini del DPR 120/2017, in quanto, oltre a non poter tener conto dei criteri tecnici di esecuzione ivi prescritti (all’epoca il DPR non era stato ancora emanato), si riferiscono a condizioni ambientali (sia locali che di area vasta) potenzialmente diverse dalle attuali, visto il lungo periodo di tempo intercorso dalla loro realizzazione. Per l’Agenzia le indagini ambientali risultano incomplete e non conformi ai requisiti previsti dal DPR 120/2017. Nel dettaglio, mancano i dati relativi alle profondità previste dal progetto e si fa riferimento a indagini obsolete.

Riferimenti ambientali errati

Ai sensi del DPR 120/2017, i requisiti di qualità ambientale necessari per la gestione come sottoprodotti sono rispettati solo se la concentrazione di sostanze inquinanti nei materiali da scavo è inferiore alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) stabilite dal titolo V della Parte IV del D.Lgs 152/2006, con riferimento alla specifica destinazione d’uso urbanistica, o ai valori di fondo naturali. Si rileva a tal riguardo, che anche nelle integrazioni fornite, la Stretto di Messina S.p.A., ai fini della verifica di eventuali condizioni di potenziale contaminazione del suolo e del sottosuolo, continua a far riferimento alle CSC previste dalla Funzionario dott. Pasqualino Cerminara (colonna B della Tab. 1 Allegato 5) valide per siti ad uso Commerciale e Industriale, sulla base dell’assunto che l’infrastruttura in progetto determini un uso del territorio assimilabile a tale tipologia, specificando una diversa destinazione.

Assenza di autorizzazioni

L’Arpacal nel documento, rende opportuno evidenziare che, in assenza di tutte le autorizzazioni necessarie allo svolgimento degli interventi previsti nei siti, non possono sussistere le condizioni per gestire i materiali come sottoprodotti, in quanto viene a mancare il presupposto della certezza del riutilizzo (prescritto dall’art. 184-bis comma 1 lett. b del D.lgs. 152/2006). In poche parole, l’ARPACAL evidenzia l’assenza di autorizzazioni necessarie per l’esecuzione delle attività previste nei siti di deposito e lavorazione delle terre e rocce da scavo. Semplicemente, sussiste una perplessità sulla corretta applicazione delle normative ambientali nella gestione dei materiali da scavo del Ponte sullo Stretto.

Conclusioni: Le osservazioni dell’ARPACAL evidenziano la necessità di un’analisi più approfondita e rigorosa del progetto del ponte sullo stretto, al fine di garantire la compatibilità ambientale e la tutela del territorio. Sarà fondamentale che le autorità competenti affrontino le criticità sollevate dall’Agenzia, adottandone tutte le misure necessarie per garantire o meno la piena fattibilità del progetto, soprattutto, nel rispetto delle normative ambientali. Un’altra matassa che si aggiunge alle osservazioni delle Amministrazioni comunali interessate dal progetto del ponte sullo Stretto che lamentano una carenza di informazioni dettagliate e complete del progetto. Praticamente, anche per i sindaci è impossibile effettuare una valutazione approfondita degli impatti ambientali del ponte sul territorio e sulla vita dei cittadini.

Note: Questa analisi si basa sulle informazioni disponibili. Per una valutazione completa della documentazione, è necessario consultare la documentazione tecnica del progetto sul portale del MASE https://va.mite.gov.it/.