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Catanzaro, Orrore nei laboratori dell’Università: vivisezione, sevizie sugli animali e favori illeciti

Arrestato l’ex rettore De Sarro con altre 10 persone: violazioni sistematiche, crudeltà sulle cavie e un sistema di corruzione ben collaudato

Un quadro inquietante di illegalità e crudeltà emerge dall’inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Catanzaro. Nei laboratori dell’Università Magna Graecia, tra Roccelletta di Borgia e Germaneto, la vivisezione e altre pratiche crudeli sugli animali erano all’ordine del giorno. A finire ai domiciliari è stato l’ex rettore Giovambattista De Sarro, insieme ad altre dieci persone, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, falso e corruzione. L’indagine coinvolge complessivamente 21 indagati, tra cui dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale (ASP) e professori universitari.

Le accuse sono gravi: ricerche non dichiarate al Ministero della Salute, animali allevati e utilizzati senza alcun rispetto delle normative, e controlli pilotati in cambio di favori personali. Tra questi, l’assunzione della figlia di un funzionario ASP e compensi per docenze mai effettuate.

Crudeltà sistematica sui laboratori

Dal 2015, nei laboratori dell’ateneo calabrese venivano condotti esperimenti in condizioni aberranti. Le cavie, principalmente topi e ratti, erano sottoposte a test su farmaci per il diabete e inibitori delle cellule tumorali. Tuttavia, queste ricerche avvenivano spesso senza le necessarie autorizzazioni ministeriali, come richiesto dalla legge.

Le condizioni in cui gli animali vivevano erano disumane: gabbie sporche, cicli luce/buio completamente alterati e nessun rispetto per il loro benessere. Secondo quanto riportato dagli investigatori, gli animali venivano trattati con brutalità e, una volta inutilizzabili, soppressi senza anestesia, una pratica contraria alle normative vigenti.

Il sistema con coperture e corruzione

Il sistema di illegalità era radicato e ben organizzato. I controlli erano falsati da funzionari compiacenti: uno di questi, un dirigente ASP, avrebbe ricevuto l’assunzione della figlia all’Università in cambio del suo silenzio. Un veterinario, invece, percepiva compensi per corsi che non aveva mai tenuto.

A orchestrare il tutto, secondo gli inquirenti, era l’ex rettore Giovambattista De Sarro, accusato di muovere le fila di questo sistema illecito. La pratica, ormai consolidata da anni, avrebbe permesso di condurre esperimenti non autorizzati e di mascherare le continue violazioni.

Le accuse e le conseguenze

Le imputazioni principali riguardano associazione a delinquere, falso, corruzione e maltrattamento di animali. Per il momento, oltre all’ex rettore, sono stati posti agli arresti domiciliari dieci tra docenti, veterinari e ricercatori. Un funzionario ASP compiacente è stato sospeso per un anno, mentre proseguono le indagini su altri 21 indagati.

Le autorità giudiziarie hanno sottolineato la gravità della situazione, descrivendo una realtà in cui il profitto e i favori personali hanno prevalso su qualsiasi principio etico o legale. Ora spetta alla magistratura fare piena luce su uno dei capitoli più oscuri della ricerca universitaria italiana.