Il processo per l’omicidio di Giulio Regeni, dottorando italiano dell’Università di Cambridge torturato e ucciso in Egitto nel 2016, si arricchisce di nuovi sviluppi grazie a testimonianze decisive. Le udienze, svolte presso il tribunale di Roma, hanno visto emergere dettagli cruciali che gettano ulteriore luce sul presunto coinvolgimento di quattro agenti dei servizi segreti egiziani.
Il ruolo del “testimone Delta”
Uno dei momenti chiave del processo è stato il racconto di un ex detenuto palestinese, che ha descritto Regeni come “bendato e sfinito dalle torture” in una prigione del Cairo. L’uomo, la cui testimonianza è stata estratta da un documentario di Al Jazeera, ha ricordato di aver sentito urlare il giovane italiano durante un interrogatorio violento, in cui gli agenti insistevano su una domanda ricorrente: “Dove hai imparato a superare le tecniche di interrogatorio?”. Il teste, successivamente, confida che non ha più sentito Giulio lamentarsi.
La testimonianza di “Beta”
Determinanti anche le parole di una coinquilina di Regeni, identificata con il nome in codice “Beta”. La donna ha raccontato di una visita sospetta di presunti agenti dei servizi segreti egiziani, poco prima della scomparsa del ricercatore, che chiesero una copia del suo passaporto. La testimone ha inoltre riferito che il loro coinquilino egiziano, Mohamed El Sayed, aveva scambiato numeri di telefono con uno degli agenti, alimentando sospetti sul suo ruolo nell’accaduto.
Il contesto internazionale
Il caso Regeni resta una ferita aperta nelle relazioni tra Italia ed Egitto. Nonostante gli sforzi diplomatici e legali, il governo egiziano non ha collaborato pienamente per identificare e consegnare i responsabili. Le ultime testimonianze rafforzano le accuse contro i quattro imputati, evidenziando un sistematico abuso dei diritti umani nelle strutture di sicurezza egiziane.
Prossimi passi
Il processo continua, con la speranza che ulteriori prove possano avvicinare alla verità e ottenere giustizia per Regeni. La sua famiglia e i sostenitori chiedono una risposta chiara e azioni concrete a livello internazionale per evitare che casi simili si ripetano.