I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato lo stato di agitazione per i lavoratori di Caronte & Tourist Isole, a seguito di una serie di azioni e decisioni prese unilateralmente dall’azienda, giudicate come una grave violazione degli accordi firmati.
“Gli accordi sottoscritti si devono rispettare”, hanno dichiarato Alessandro Grasso, segretario Filt Cgil, Dionisio Giordano, segretario Fit Cisl, e Katia Di Cristina, segretaria Uiltrasporti. “Se la società, che beneficia di fondi pubblici, prosegue con questa prova di forza inattesa e ingiustificata, saremo costretti a rispondere con tutte le azioni sindacali a disposizione, dalle assemblee allo sciopero”.
I motivi della protesta
Nel mese di ottobre erano stati raggiunti due importanti accordi: uno sulla stabilizzazione dei guardiani e un altro relativo alle “liste” dei lavoratori. Questi rappresentavano un passo avanti verso l’armonizzazione della contrattazione collettiva all’interno del Gruppo Caronte, che include le società Ctim, Tdi e Ngi. Tuttavia, con una comunicazione arrivata il 31 ottobre, l’azienda ha annunciato il congelamento degli accordi appena sottoscritti, una decisione che ha spiazzato le parti sociali.
Non solo: la comunicazione aziendale ha aggiunto ulteriori provvedimenti, tra cui la riduzione al 50% del pagamento delle retribuzioni e il ritiro degli impegni presi su turnistica e regole d’ingaggio e d’imbarco, normative consolidate da anni di trattative e condivisione.
Un confronto infruttuoso
Durante l’incontro del 13 novembre, i sindacati hanno cercato di riportare l’azienda alla ragionevolezza, sottolineando l’importanza di rispettare gli impegni presi e di trovare soluzioni condivise. La controparte, tuttavia, è rimasta irremovibile, esprimendo l’intenzione di rivedere non solo gli accordi più recenti, ma anche quelli consolidati negli anni.
“I lavoratori non possono essere penalizzati per una presunta insostenibilità delle tariffe della convenzione con il Ministero,” hanno dichiarato i rappresentanti sindacali. “La responsabilità economica e gestionale non può essere trasferita sulle spalle dei dipendenti”.
Le azioni dei sindacati
Di fronte al muro alzato dall’azienda, i sindacati hanno deciso di avviare lo stato di agitazione, che prevede la convocazione di assemblee e la possibilità di scioperi nelle prossime settimane. La prima fase della procedura di raffreddamento è già in corso.
“Se la società non tornerà sui suoi passi, proseguiremo con le mobilitazioni, senza interruzione, fino a ottenere risposte adeguate. Cambiare le regole del gioco a partita iniziata è inaccettabile e irresponsabile,” hanno concluso i sindacalisti.