Antonio Messina, ex sindaco della città di Villa San Giovanni (RC), è stato dichiarato innocente con formula piena perché “il fatto non sussiste” nella vicenda giudiziaria legata all’apertura del Centro Commerciale “Perla dello Stretto”.
Dopo otto anni di calvario, il verdetto della Corte d’Appello, giunto nella serata del 14 novembre 2024, ha segnato la fine di un lungo percorso fatto di accuse infamanti, gogna mediatica e attese strazianti.
Una sentenza simbolica: giustizia nel giorno del compleanno della madre
In una coincidenza carica di emozioni, la sentenza di assoluzione è arrivata nel giorno dell’85° compleanno della madre di Messina. “Un regalo che non avrei mai immaginato di poterle fare: la mia assoluzione, la certezza che giustizia è stata finalmente fatta,” ha dichiarato l’ex sindaco, visibilmente commosso.
Le tappe del calvario giudiziario
La vicenda giudiziaria ha avuto inizio nel 2015, con l’accusa di presunti illeciti amministrativi nell’ambito dell’apertura del Centro Commerciale “Perla dello Stretto”. Tra le contestazioni, anche un’infamante aggravante di stampo mafioso, poi definitivamente annullata in secondo grado.
- Primo grado: Derubricazione del reato iniziale.
- Secondo grado: Annullamento dell’aggravante mafiosa.
- Cassazione: Rimando alla Corte d’Appello per riesame.
- Corte d’Appello 2023: Sentenza di piena assoluzione.
Un ringraziamento speciale agli avvocati e alla famiglia
Messina ha espresso gratitudine eterna verso il suo team legale, composto dagli studi Tripepi e Veneto, che ha lavorato con dedizione in ogni fase del processo. “Un lavoro certosino, che ha smontato ogni accusa attraverso un’attenta lettura dei documenti amministrativi,” ha sottolineato, lodando in particolare l’Avv. Annamaria Tripepi e l’On. Avv. Armando Veneto.
Parole di riconoscenza sono state dedicate anche alla famiglia, “vero scudo protettivo nei momenti più bui,” e agli amici che non hanno mai smesso di credere nella sua innocenza.
Il peso della gogna mediatica
Messina ha ricordato con amarezza i giorni difficili in cui le locandine dei quotidiani riportavano titoli accusatori, suscitando vergogna e disagio. “Raccontavo bugie a mia madre per non farle leggere quelle pagine, ma oggi, con giustizia fatta, spero che la notizia della mia innocenza abbia lo stesso clamore,” ha aggiunto.
Una dedica speciale a chi non c’è più
Tra lacrime di gioia, Messina ha voluto dedicare questa vittoria a suo padre, scomparso 40 anni fa. “Come allora, alzo il dito al cielo: questa è per te. Una vittoria che ridà dignità e onore alla nostra famiglia.”
Nota
La vicenda giudiziaria si chiude con una sentenza che restituisce a Messina la serenità e l’onore di cui era stato privato per otto lunghi anni. Un caso che, oltre a segnare la fine di un incubo personale, rappresenta una riflessione sulla necessità di garantire i tempi giusti; un sistema che presenta numerose criticità che ne compromettono l’efficienza e la percezione di equità. Vicende personali, come quella di Antonio Messina, evidenziano l’urgenza di interventi strutturali per ridurre i tempi e garantire un rispetto maggiore della dignità umana.