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Villa, Massimo Buda assolto: la Corte d’Appello ribalta il verdetto e restituisce i beni

Revocate le misure di prevenzione: riconosciuta l’estraneità ai fatti dell’inchiesta “Scilla e Cariddi”

La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha annullato le misure di prevenzione personali e patrimoniali nei confronti di Massimo Buda e della sua famiglia, ponendo fine a un lungo iter giudiziario legato all’indagine “Scilla e Cariddi”. L’inchiesta, condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia, ipotizzava un’influenza mafiosa sulla società di navigazione Caronte & Tourist, accusando Buda, dipendente dell’azienda, di agevolare gli interessi della ‘ndrangheta nelle attività della compagnia.

L’assoluzione e la restituzione dei beni

L’accusa si basava su presunti legami tra Buda e la famiglia omonima di Villa San Giovanni, sostenendo che il suo ruolo all’interno della Caronte & Tourist fosse strumentale agli interessi della criminalità organizzata. Tuttavia, la difesa, rappresentata dagli avvocati Francesco Calabrese, Guido Contestabile, Francesco Albanese e Davide Vigna, ha dimostrato l’infondatezza delle contestazioni, presentando prove documentali, testimonianze e una consulenza tecnica che attestava la legittima provenienza dei beni sequestrati.

La Corte d’Appello ha accolto integralmente le argomentazioni difensive, annullando il decreto del 2022 che disponeva le misure di prevenzione e disponendo la restituzione dei beni confiscati.

Un’importante vittoria per la difesa

Gli avvocati difensori hanno espresso piena soddisfazione per la decisione della Corte, evidenziando il valore del provvedimento sia per il loro assistito che in un più ampio contesto giuridico. La sentenza, infatti, rappresenta un precedente significativo per la tutela dei diritti individuali e per una corretta applicazione delle misure preventive.

Per la famiglia Buda, la conclusione di questa vicenda segna la fine di un periodo estremamente difficile, sia dal punto di vista personale che professionale. La decisione della Corte d’Appello restituisce dignità e serenità a un uomo riconosciuto estraneo ai fatti contestati, ribadendo l’importanza di un giudizio basato su prove concrete e non su mere supposizioni.