L’atteso progetto del Ponte sullo Stretto, affidato alla Società Stretto di Messina S.p.a., con le proprie integrazioni progettuali e le risposte della Società, elaborate sulla base delle indicazioni del Ministero dell’Ambiente, secondo il Circolo PD di Villa San Giovanni, non hanno risposto alle preoccupazioni della comunità e delle istituzioni locali, evidenziando invece, carenze significative e problematiche irrisolte che rendono questo progetto sempre più distante dalle reali necessità del territorio e delle comunità coinvolte.
Da quanto riportato nelle contro-osservazioni del Partito Democratico di Villa San Giovanni, inviate al MASE il 15 Ottobre, il “Ponte sullo Stretto” rappresenta l’ennesima eredità di una politica nazionale centralista che impone opere faraoniche a territori che non ne hanno bisogno, sfruttando lo spazio dello Stretto senza alcun rispetto per il suo ruolo storico, culturale e commerciale.
La società committente, invece di offrire soluzioni concrete, rinvia di continuo l’analisi approfondita di elementi chiave, limitandosi a rimandi e a ripubblicazioni già note. Questa retorica evasiva non solo ignora le preoccupazioni locali, ma contribuisce a disegnare un progetto senza un vero piano tangibile e sostenibile.
Un’Opera Estranea e Inutile per il Territorio
Il ponte sullo stretto, secondo le critiche sollevate, non risponde ad alcun bisogno concreto della popolazione locale: è una struttura progettata per soddisfare ambizioni estranee alla Sicilia e alla Calabria. Esso mira infatti a superare i principali centri locali come Villa San Giovanni, Messina e Reggio Calabria, creando una rottura forzata nella quotidianità e negli equilibri di queste città, con il solo scopo di rispondere a interessi propagandistici di un partito ben preciso, la Lega Nord, che con Matteo Salvini sta portando avanti questo progetto come manifesto elettorale.
Devastazione Ambientale e Sociale: Un Progetto che Minaccia Comunità e Territorio
Le valutazioni tecniche evidenziano come il progetto, così come ideato, minacci una devastazione tangibile per i centri abitati di Villa San Giovanni e Torre Faro. Questi quartieri, già sottoposti a limitazioni e vincoli derivanti dal progetto, rischiano di essere stravolti dagli espropri necessari alla costruzione del ponte, creando disagi insostenibili per le comunità. Non solo gli abitanti vedranno le proprie case svendere e deprezzare, ma la stessa vitalità economica e sociale di queste aree potrebbe subire un colpo irreversibile. Il processo di espropriazione rischia di trasformarsi in una minaccia concreta alla sicurezza e alla serenità delle famiglie, molte delle quali si troveranno costrette ad abbandonare case e quartieri che rappresentano il centro della propria esistenza.
Il “Franco Navigabile”: Un Limite al Commercio e al Turismo
Uno degli aspetti tecnici più criticati riguarda il cosiddetto “franco navigabile” del ponte, cioè l’altezza del ponte sul livello del mare, che dovrebbe permettere il passaggio delle imbarcazioni sottostanti. Con i 65 metri previsti, non sarà sufficiente per permettere il transito di molte delle moderne navi portacontainer e delle imbarcazioni da crociera che oggi solcano il Mediterraneo. Questa mancanza di lungimiranza rischia di ostacolare lo sviluppo commerciale e turistico di quest’area, una delle più strategiche del Paese per traffici e scambi, riducendo così il ruolo dello Stretto come corridoio commerciale.
Risarcimenti Promessi, ma Mai Concretizzati
Un ulteriore punto di criticità riguarda il piano degli espropri e il risarcimento dei cittadini. Nonostante la Società Stretto di Messina S.p.a. abbia più volte rassicurato sul fatto che gli espropri saranno indennizzati secondo legge, nella pratica queste promesse risultano fumose e prive di sostanza. Gli abitanti di Villa San Giovanni e Messina, infatti, vedono ogni giorno il valore delle proprie abitazioni ridursi drasticamente a causa dei vincoli preliminari al progetto. Le loro case, un tempo beni preziosi e fulcro della vita familiare, sono ora considerate come meri “mattoni” senza valore, destinati a diventare parte di un progetto che, per loro, non rappresenta altro che una minaccia di distruzione.
Molteplici criticità sotto vari aspetti
- Carenza di studi e analisi approfondite: Il progetto “aggiornato” è ritenuto privo di studi essenziali, come quelli sismici e sugli effetti dei maremoti, rilevando una generale insufficienza di analisi affidabili.
- Problematiche ambientali e di sostenibilità: La VIA/VAS, la valutazione d’impatto ambientale richiesta dal Ministero dell’Ambiente, ha evidenziato insufficienze che hanno portato alla richiesta di riscrivere l’intero progetto. Mancano piani di gestione per le terre da scavo contaminate, le risorse idriche, e non si considerano adeguatamente gli impatti ambientali e sulle risorse naturali.
- Effetti sociali e economici sul territorio: Sono denunciati danni agli immobili, il congelamento del mercato immobiliare e l’effetto deprimente sulla crescita urbanistica dell’area a causa della minaccia di espropri per fare spazio al progetto. Inoltre, la realizzazione del ponte potrebbe penalizzare i porti locali, in particolare quello di Gioia Tauro.
- Impatto sulla salute pubblica: L’assenza di piani di mitigazione adeguati per l’inquinamento atmosferico, in particolare sul traffico veicolare e sull’inquinamento dell’aria, potrebbe rappresentare una minaccia per la salute dei cittadini.
- Critiche istituzionali e politiche: Il documento esprime la convinzione che il progetto risponda più a scopi politici e elettorali che a reali necessità infrastrutturali, rimarcando la mancanza di un vero dibattito pubblico e di una considerazione adeguata degli interessi delle comunità locali.
Un Appello per la Salvaguardia del Territorio
In conclusione, il Ponte sullo Stretto si configura come un progetto tecnicamente e politicamente mal concepito, che non tiene conto delle reali esigenze del territorio né delle difficoltà di chi lo abita. Più che un’opera di modernizzazione, si tratta di un progetto di divisione e devastazione, che porta avanti un modello di sviluppo estraneo alla storia e alla cultura dello Stretto. Il PD di Villa San Giovanni, insieme a numerosi enti locali e gruppi di cittadini, esorta il Ministero dell’Ambiente a considerare il danno che un’opera del genere infliggerebbe a queste comunità e a fermare questo progetto, cercando invece soluzioni più sostenibili e rispettose per il futuro della Calabria e della Sicilia.