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“Ponte sullo Stretto”, il WWF: Omissioni nel Progetto definitivo, insanabile con il Piano Paesaggistico

Con le Osservazioni presentate per l’opera “Ponte sullo stretto”, il WWF Italia ETS, nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale sul Progetto definitivo 2024, evidenzia, come già nel 2013, il contrasto era palese ed insanabile con il Piano Paesaggistico 2009, soprattutto per quanto riguarda la tutela dell’ambiente naturale. Lo evidenzia l’Organizzazione nelle osservazioni relative alla procedura di VIA, inviate al Ministero lo scorso 8 maggio.

Nelle Osservazioni presentate dal WWF — riporta il documento — “si è proceduto a verificare la compatibilità del Progetto definitivo 2024, rimasto sostanzialmente identico al P.D. del 2011-2012, con il Piano Paesaggistico adottato addirittura il 23 ottobre 2019.
Il contrasto del Progetto definitivo 2024 è ancora più grave per gli aspetti di tutela paesaggistica dell’ambiente naturale in genere, delle aree protette e dei Siti Natura 2000 e per l’applicazione delle disposizioni della legge regionale n. 78/1976 a cui il nuovo Piano rinvia anche alla luce della giurisprudenza amministrativa (su ricorso della stessa Soprintendenza)”.

Il Piano del 2009 — prosegue il WWF — “ha introdotto il principio in forza del quale “è fondamentale valutare il paesaggio non solo in termini percettivi, ma come sintesi delle caratteristiche e dei valori naturali, fisici, biologici ed ecologici, oltre che storici e culturali, privilegiando gli aspetti naturalistico-ambientali autoctoni propri dei Siti come sopra individuati. Modifiche al paesaggio potranno avvenire solo in coerenza con i motivi di tutela propri di ciascun sito della Rete Natura 2000.
Si osserva che il materiale prodotto dal proponente e presentato nell’aggiornamento del PD 2024 prefigura infatti conflitti e impatti talmente pesanti e gravi con le componenti strutturali del sistema paesaggistico dell’area Stretto di Messina e con le regole e i dettami istituzionali degli strumenti di pianificazione, da far pensare che le enormi lacune, carenze, mancanze e omissioni, rilevate nel corredo analitico e nei quadri conoscitivi allegati al PD e al relativo SIA, non siano dovute solo a inaccettabile trascuratezza e incredibile inconsistenza del gruppo di progettazione, ma siano in parte volute.
Infatti, più è stato affinato e dettagliato il quadro analitico, più emergono chiaramente i tratti di un conflitto insanabile tra le caratteristiche eco paesaggistiche, culturali, territoriali e urbane dello Stretto di Messina e il progetto di attraversamento stabile.
E allora, forse, non sono casuali le mancanze assolute di riferimenti a Piani urbanistici, come quelli di Villa san Giovanni e di Reggio Calabria, pure appena approvato; o al Piano Territoriale Provinciale, con prescrizioni sostantive per aspetti ambientali e componenti paesaggistiche”.

Così come non sono probabilmente casuali — si legge nell’osservazione — “i mancati riferimenti al Piano Paesaggistico vigente nelle due regioni e negli ambiti interessati: ovvero al Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico della Calabria, approvato nel 2016 (si continua invece a fare riferimento al precedente adottato nel 2010, con provvedimento poi annullato!) e all’aggiornamento del Piano Paesaggistico d’Ambito del Messinese, adottato nel 2019.
Strumenti che disegnano non solo decisivi quadri di tutela per l’Area dello Stretto, ma anche scenari di valorizzazione del patrimonio che oggi stanno diventando azioni, strategie, progetti e programmi di sviluppo auto-sostenibile, ovviamente totalmente sconosciuti ai progettisti del ponte sullo Stretto di Messina”.

Senza contare che siamo di fronte ad un Progetto definitivo 2024 in cui si rimanda incredibilmente e continuamente all’elaborato esecutivo la dimostrazione di costruibilità e quindi della stessa fattibilità del ponte; aspetto su cui prevalgono largamente i pareri critici e negativi, anche da parte dei maggiori esperti e specialisti internazionali, specie di coloro che conoscono bene la vicenda, avendo fatto parte del gruppo di progettazione.
Il Ministero della Cultura farebbe bene a rivedere la sua posizione facendo una lettura attenta delle analisi già presenti, che lasciano intravedere gli insanabili contrasti e conflitti. Lo scopo finale — termina il WWF — è fermare e far regredire il degrado dell’ambiente naturale del nostro pianeta e contribuire a costruire un futuro in cui l’umanità possa vivere in armonia con la natura”.